Egregio direttore,
Le chiedo un po' di spazio sul suo giornale per parlare di un tema che credo sia necessario affrontare immediatamente per consentire un adeguato sviluppo delle zone montane piemontesi se non dell’intero territorio regionale. Si tratta del sistema di gestione associata delle funzioni comunali. Un tema all’ordine del giorno da molto tempo e su cui si è molto scritto ma che alla luce dell’imminente attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) diventa uno snodo fondamentale per lo sviluppo o meno dei 1200 comuni piemontesi. Non dovrebbe sfuggire a nessuno, infatti, che per attrarre queste risorse occorrerà far fronte comune con progetti che uniscano le valli ed i comuni che stanno allo sbocco delle stesse. Una necessità che sicuramente non può essere soddisfatta se non si crea un modello di gestione associata inclusivo e diverso da quello attuale che ha dimostrato di creare spesso e volentieri attriti se non addirittura fratture. Per capire di cosa parliamo facciamo un esempio sulla situazione in Valle Po. Anni orsono sulla spinta della normativa che mirava alla soppressione dei piccoli comuni nacque un Unione. La stessa comprendeva tutti i comuni tranne quello di Rifreddo (il mio) e aveva come tratto distintivo il fatto di voler svolgere tutte le funzioni comunali. Strada facendo questa Unione ha visto via via assottigliarsi il numero di partecipanti ed adesso rappresenta circa metà della valle. Perché questo sia avvenuto dipende certo da una molteplicità di fattori (anche personali) ma a mio avviso i motivi fondamentali sono due: il primo quello di aver voluto a livello regionale premiare solo la forma Unione a discapito di altre come la convenzione senza invece soffermarsi su cosa facessero in concreto gli enti associati il secondo, invece, è rappresentato dalla scelta locale di aver voluto creare un modello rigido che prevede che i comuni debbano conferire tutte le funzioni per partecipare all’Unione. Aldilà del fatto che la mia analisi sia condivisibile o meno credo che tutti gli amministratori debbano prendere atto della situazione e cercare in tutti i modi di ritornare ad un unità di Valle e perché no cercare di andare oltre magari coinvolgendo anche comuni che sono storicamente legati al nostro territorio come Saluzzo, Barge e Bagnolo. Per questa ragione a mio avviso sarebbe utile aprire una fase nuova in cui si possa trovare un accordo tra tutti gli enti della zona per una collaborazione su alcune funzioni: penso alla protezione civile piuttosto che al catasto ai trasporti e poi permettere chi ne ha necessità o lo vuole di mettere in comune altre funzioni. Ciò consentirebbe da un lato di consolidare ciò che è stato fatto in questi anni (perché non tutto è da buttare) e dall’altro di creare le condizioni per includere tutto il territorio nel sistema. Un sistema che a questo punto potrebbe presentarsi compatto all’appuntamento PNRR è sfruttarne le potenzialità sia dal punto di vista dell’acquisizione delle risorse umane che da quello delle dotazioni infrastrutturali. Se ciò avverrà potremo dire di aver fatto un servizio utile al nostro territorio ed aver sfruttato un’opportunità storica per migliorarlo nel caso opposto il PNRR per la nostra zona sarà soltanto un bel titolo del Tg della sera. E questo sarebbe davvero un peccato!